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L’abuso della carcerazione preventiva non è il rimedio alla lentezza dei processi.

La lentezza della giustizia non può essere risolta con la carcerazione preventiva.
L’Italia è tra gli Stati con la più alta percentuale di detenuti in attesa di giudizio o e di attesa di condanna definitiva (dati Consiglio d’Europa) e tra gli Stati con maggior sovraffollamento delle carceri. E’ un provvedimento di tipo prognostico cioè il giudice deve IPOTIZZARE, sulla base di elementi di sospetto rafforzato, che tizio abbia commesso (o si appresti a commettere) un reato; ma egli deve anche pronosticare quali ulteriori danni (alle indagini e alla sicurezza della collettività) potrebbe costui causare se lasciato libero mentre si indaga sulla (solo ipotizzata) sua colpevolezza e, una volta ritenuta la necessità e la fondatezza di una restrizione della libertà dell’indagato, quale sia la misura giusta e sufficiente di quella restrizione, tra il carcere e un ordine di allontanamento. Per questo motivo la legge fissa regole e condizioni della custodia che richiedono indizi di colpevolezza devono essere “gravi” “concreti e attuali”, cioè non congetturali e astratti: è sospettato di omicidio, ergo deve stare in carcere perché potrebbe ripeterlo. a custodia cautelare, cioè il carcere preventivo rispetto alla condanna definitiva e spesso rispetto a una qualsiasi condanna anche non definitiva, è una pratica di cui si abusa. Da strumento di emergenza è stato trasformato in una vera e propria forma anticipatoria della pena. Ciò rappresenta una palese violazione del principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza e ha costretto migliaia di donne e uomini accusati di reati minori, addirittura poi assolti, a conoscere l’umiliazione del carcere prima di un processo. In ragione di una possibile “reiterazione del medesimo reato” è la motivazione che viene utilizzata più di frequente per disporre la custodia cautelare senza che questo rischio esista veramente.
In base agli ultimi dati pubblicati dal ministero della Giustizia, aggiornati al 31 marzo, i detenuti in Italia sono in totale 56.289 per 50.211 posti disponibili. Sul totale dei detenuti 9.749 sono in attesa di un primo giudizio e quasi altrettanti (9.641) sono condannati non definitivi. Nel 2020 i giudici hanno deciso la carcerazione preventiva per 24.928 persone e spesso la custodia cautelare dura mesi o anche anni e i dati sulle carcerazioni ingiuste, aiutano solo in minima parte a comprendere le conseguenze che queste decisioni hanno sulla vita delle persone detenute ingiustamente e su quella delle loro famiglie. Nel 2020 il ministero dell’Economia ha emesso 750 ordinanze di pagamento per risarcire le persone che erano state detenute ingiustamente in carcere: complessivamente i risarcimenti sono costati 36 milioni e 958 mila euro, mentre nell’anno precedente 43,4 milioni che mostra con chiarezza che il ricorso alla custodia cautelare in carcere in Italia è la misura più utilizzata (riguarda il 30,3 per cento delle misure cautelari) nonostante la legge la consideri un provvedimento di extrema ratio. Dal 1992 al 31 dicembre 2020, si sono registrati 29.452 casi: in media, 1015 innocenti in custodia cautelare ogni

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