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La moneta e la produzione

Si ritiene che la crisi richieda una iniezione di liquidità necessaria a superare la mancata produzione di reddito, ovvero, la mancata creazione di beni e servizi.
Ma deve essere chiaro a tutti che questa liquidità, slegata dalla produzione di vera ricchezza, crea debito che poi dovrà essere ripianato e produrrà costi a carico della spesa pubblica sotto forma di interessi che a loro volta aumenteranno il debito in un avvitamento negativo.
Sarebbe utile che agli studenti di scuola ciò venisse insegnato, per evitare che si trasformino in adulti, cittadini, convinti che lo Stato crei ricchezza dal nulla.

Lo Stato non crea ma si limita ad intermediare la ricchezza creata dai privati cittadini con il loro lavoro e la loro inventiva.
Per semplificare se non esistesse la moneta, ognuno di noi, per vivere, dovrebbe produrre qualcosa, un bene od un servizio, da barattare, scambiare con altri beni e servizi: se non producesse nulla sarebbe destinato alla fame-

Prima della creazione della moneta, l’economia era fondata sul baratto. man mano che l’economia si articola su più attività produttive – grazie anche allo sviluppo delle tecniche lavorative, di una più diffusa presenza sul territorio di comunità organizzate stabili e di un sistema di vie di comunicazione in grado di consentire lo scambio a maggiori distanze – ogni singolo organismo economico (individuo, famiglia, piccola comunità) è destinata propri bisogni, ma anche beni destinati alla vendita. Si crea così un mercato di scambio delle merci prodotte proprio per la rivendita. Per superare le difficoltà che il baratto poneva, quali tempo di ricerca dell’interessato al baratto, difficoltà di individuare i tassi di cambio tra differenti oggetti, difficoltà di frazionamento, gli individui crearono la moneta. La moneta è la misura del valore commerciale di beni e servizi Originariamente il valore della moneta corrispondeva al valore del metallo prezioso utilizzato per coniare, chiamato valore intrinseco: una moneta composta da determinati grammi d’oro valeva di più di una moneta composta dagli stessi grammi d’argento e molto di più di una di bronzo. Tale corrispondenza di valore era una garanzia per i commercianti che accettavano con sicurezza il pagamento con monete di metallo prezioso, dato il loro riscontrabile valore. Possiamo quindi accostare il concetto di valore intrinseco (anche chiamato valore d’uso) al costo di produzione della moneta.Con il passare del tempo le monete hanno presentato diversi problemi: innanzitutto più gli scambi e la ricchezza dello stato crescevano, maggiore era la necessità di moneta per gli scambi, ma l’offerta di metalli preziosi era difficilmente controllabile. Inoltre presentava non pochi problemi di sicurezza il trasferimento di grandi somme di denaro per il rischio di furti o di perdita; inoltre il trasferimento di grosse quantità di monete comportava costi di trasporto elevati.
Per fronteggiare tali problemi nacquero le banconote. Al contrario delle monete d’oro e d’argento, le banconote non erano realizzate con materiali preziosi. Non contenevano il valore che vi era scritto sopra ma lo rappresentavano solamente. Il banchiere che emetteva la banconota garantiva attraverso la sua firma o il suo simbolo che nei propri forzieri era depositato oro corrispondente al valore riportato sulla banconota. Chi possedeva una banconota poteva chiedere alla banca di convertirla nel corrispettivo in oro. In tal modo si realizza la convertibilità delle banconote e si assicurava la piena fiducia nel sistema bancario. Non tutte però lo facevano con prudenza. Alcune emisero banconote per un valore superiore al valore dei metalli preziosi che avevano in deposito. Così facendo rischiano di non poter far fronte alle richieste di coloro che volevano indietro il corrispettivo in oro. Era difficile capire quali banche agissero correttamente e quindi quali banconote fossero davvero sicure.

Si rese necessario stabilire delle regole di garanzia sull’emissione delle banconote.Il disordine causato dall’esistenza di più banche di emissione spinse gli Stati ad affidare il compito di emettere banconote a una sola banca. In tal modo gli Stati potevano meglio esercitare il controllo e garantire la sicurezza. Questa banca in ogni Stato venne chiamata “centrale”La fine del sistema aureo si inaugura il nel luglio del 1944 a Bretton Woods dove viene decretato l’inizio di un nuovo sistema chiamato Gold exchange standard, basato su rapporti di cambio fissi tra le valute, tutte agganciate al dollaro, il quale a sua volta era agganciato all’oro. Le monete hanno tra loro un valore di conversione che però non è fisso ma cambia a seconda del prezzo di ogni moneta.Il tasso di cambio può essere definito come numero di unità di moneta estera che possono essere acquistate con un’unità di moneta nazionale.Il tasso di cambio nominale è da intendersi a tutti gli effetti come il “prezzo” di una valuta in termini di un’altra valuta prezzo di una valuta (tasso di cambio nominale) subisce variazioni per effetto di cambiamenti che riguardano la domanda e l’offerta ad esempio cambi commerciali (importazioni ed esportazioni), incluso il turismo (il turismo infatti comporta un’importazione di beni da parte del turista, o corrispondentemente un’esportazione di beni da parte del paese che riceve il turista)

Nel 1971 Nixon decise di abbandonare la conversione della moneta in oro.nacque così la moneta FIAT che veniva garantita dal governo o banca centrale che la emette e che la rendono legale come mezzo di pagamento per un bene. Non essendo ancorata all’estrazione di una risorsa naturale come l’oro, la banca centrale di un determinato paese ha più controllo sulla distribuzione e sulla valutazione della moneta fiat. Ciò significa che il governo può gestire in maniera più affidabile la fornitura di credito, liquidità e tassi di interesse.Non essendo legato a nessun asset tangibile, il valore della moneta fiat dipende dalla politica economica e fiscale del paese di riferimento. La quantità necessaria di moneta da introdurre in un sistema economico dipende dalla quantità e dal valore dei beni e dei servizi in commercio presenti in un determinato sistema economico. Se la moneta è in in difetto rispetto alla quantità dei beni in circolazione si crea deflazione se è in eccesso si crea inflazione. Inoltre, la moneta fiat è più esposta alla bolla speculativa, un ciclo economico che vede un rapido aumento dei prezzi prima di un altrettanto rapido tracollo.
Il maggiore rischio legato alle bolle speculative è dato dalla fornitura, di fatto illimitata, di una moneta fiat, che indica la possibilità per i governi di optare per allentamenti quantitativi. Se da un lato stimola l’economia, l’allentamento quantitativo può causare anche un più alto tasso di inflazione, e di conseguenza impattare sulla vita quotidiana dei singoli individui, dai prezzi delle case al livello di debito pubblico, fattori che a loro volta influenzano l’andamento dei mercati finanziari.

Se la moneta esistente nel sistema raddoppia e la quantità di beni scambiata resta uguale deve succedere qualcosa che mantiene questa uguaglianza ovvero l’aumento dei prezzi.
Al contrario nella deflazione accade che la moneta cresce meno della crescita del reddito. In deflazione, i compratori hanno l’incentivo a ritardare gli acquisti, così da spendere di meno. Questo genera una caduta degli scambi, cioè del reddito.
Inoltre, la moneta fiat è più esposta alla bolla speculativa, un ciclo economico che vede un rapido aumento dei prezzi prima di un altrettanto rapido tracollo.
Il maggiore rischio legato alle bolle speculative è dato dalla fornitura, di fatto illimitata, di una moneta fiat, che indica la possibilità per i governi di optare per allentamenti quantitativi. Se da un lato stimola l’economia, l’allentamento quantitativo può causare anche un più alto tasso di inflazione, e di conseguenza impattare sulla vita quotidiana dei singoli individui, dai prezzi delle case al livello di debito pubblico, fattori che a loro volta influenzano l’andamento dei mercati finanziari.

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