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La curva di Armey e la Spesa Pubblica

La conoscete?
Questa è la Curva di Armey.
Mette in relazione la spesa pubblica e il tasso di crescita del PIL.

Che cosa indica? Che ad un livello di spesa pubblica zero lo Stato non è in grado di far rispettare l’osservanza dei contratti e la sicurezza dei cittadini, le infrastrutture di base per l’esercizio delle attività delle imprese. Man mano che la spesa pubblica aumenta arriva ad un punto di ottimo in cui la spesa pubblica massimizza la crescita (attorno al 33% del PIL). Oltre questo punto la spesa pubblica diminuisce la sua utilità e si trasforma in un ostacolo alla crescita fino ad arrivare a fagocitarla. In Italia è al 52% molto oltre il punto di ottimo.
Ad esempio i sussidi ad imprese in settori maturi, dove la ricerca e lo sviluppo sono nulli drenano risorse dalle imprese più produttive e tecnologicamente avanzate per distribuirle ad imprese che in molti casi dovrebbero essere già fuori mercato, mantenendole in vita artificialmente
I cittadini e politici hanno obiettivi differenti, il benessere della propria famiglia e della propria azienda i primi, la rielezione e la massimizzazione del potere politico i secondi: ciò rende la gestione della spesa pubblica inefficiente. La promessa di un posto di lavoro in un ente pubblico o la promessa di un sussidio o di un contributo a fondo perduto o di un bonus in cambio dell’appoggio elettorale e del voto dei cittadini produce due tipi di inefficienza: la prima, prettamente economica, é che il posto di lavoro non va al lavoratore più meritevole e adatto, ma a quello meno produttivo il sussidio o ad un’azienda decotta,
ciò renderà un servizio di bassa qualità ai cittadini o la seconda é che un candidato che non sarebbe stato altrimenti eletto per incapacità o perché non gradito ai cittadini riesce ad ottenere una carica politica, e pertanto prenderà decisioni sulle scelte di spesa future, probabilmente con lo stesso criterio clientelare.

“Quando lo Stato cresce troppo, le persone migliori sentono di contare sempre meno. Lo Stato drena la società, non solo delle sue ricchezze, ma anche delle sue iniziative, delle sue energie, della volontà di migliorare e innovare, oltre che di conservare il meglio”

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